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sabato 24 aprile 2021

Testamento del Beato Leone, proveniente dall'Archivio di Stato di Napoli. - Vers. 0.8 del 27.4.21

InizioFine -

ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI

IL TESTAMENTO DEL BEATO LEONE

Negli Atti della Cassa Sacra

 

Trascrizione online in progress,

per i Soci della SSSP,

Di

Antonio Caracciolo,

che ne redige un commento provvisorio.

Vers. 0.8 del 27.4.2021

 

S.R.M.

 

Signore,

 

 

I

l Procuratore de’ particolari Zelanti Cittadini della Città di Seminara in Calabria Ulteriore umilmente prostrato  al Vostro R. Trono l’espone come da tempo immemorabile esiste nella Città sudetta un Monte di Pietà, la di cui principale opera ingiunta vi è questa d’improntare gratuitamente sopra pegni del danaro a’ quei Cittadini, che ne avessero di bisogno, oltre dell’elemosine, e di altre opere benefiche, che vi fanno in sollievo della gente più povera. Venne il Monte suddetto fondato fin da più di due secoli indietro per esecuzione della volontà del fù Benedetto di Leone[1], il quale istituì per sua erede Universale l’Università del luogo col peso di doversi con tutti i suoi Beni fondare un tal Monte di Pietà per sollievo de’ Poveri bisognosi di quella sua Patria[2]. Volle il Fondatore del Monte, che gli Amministratori pro tempore di detta Università fossero gli esecutori della sua testamentaria disposizione, e che dovessero zelare per l’esatta esecuzione della stessa. Fin dalla sua prima istituzione venne esso Monte amministrato da quattro Ufficiali, che vi eleggono in ogni biennio da quella Università in pubblico parlamento, cioè dal Procuratore, che ha la cura d’introitare, e dare esatte le rendite[3], e da tre Governatori, che sotto il nome di Cassiere, Libriere, e Pignere esieguomo l’opera del Pegno e Spegno[4], ed a tutt’altro adempiscono, che concerne al buon governo del Monte sudetto, dovendo negli affari più principali riferire all’Università, la quale in pubblico parlamento risolve se convenga di approvarsi o no quanto da’ Governadori si propone. Questa fù fin’oggi l’economica amministrazione di quel Monte approvata e confermata con varj Vostri Reali Dispacci, ne mai sul governo di esso di esso Monte altra persona vi poté prendere menoma ingerenza.

 

 

O

ra si preitende da’ *** del ***[5] che dalla Suprema Giunta di Corrispondenza con appuntamento del passato Agosto venne prescritto, che si dovesse formare dall’Amministratore di essa Cassa Sacra D. Girolamo Coscinà lo stato Patrimoniale di esso Monte[6]; che si dovesse esigere per fiscale per invigilare sulla condotta degli Ufficiali la persona di esso Amministratore Coscinà, tantoche senza l’intelligenza, e l’approvazione del medesimo né i Governatori del Monte, né il parlamento potessero nulla risolvere circa gli affari del Monte medesimo che vi dovesse dare al Monte un Avvocato destinando dalla Suprema Giunta, per cui venne eletto per ora il Dr. D. Giuseppe Amorosi, e che si consultasse al Re per darsi al Monte un Ministro Delegato.

 

T

utte le quattro parti che contiene il detto appuntamento della Giunta sempre il *** (supplicante) colla venerazione dovuta a questo Supremo Senato, fa presente alla M.V. di essere egualmente gravose, e per li Governadori di esso Monte, e per l’Università, ed impossibile ad eseguirsi senza arrecare la totale distruzione al Pio Luogo. È gravosa la prima riguardante la formazione dello stato Patrimoniale; giacchè quel Monte ha tra le sue carte due grossi volumi in foglio in cui sono registrati tutti gli istromenti autentici di tutti gli acquisti, ed impieghi fatti dal dì della sua Istituzione ad oggi[7].

• Vi è una Platea Legale[8], che fù per più tempo sotto gli occhi del degnissimo Consigliere D. Giuseppe Zurlo[9], il quale non potè fare a meno di lodarne la somma sua regolarità.

• Vi è un memoriale in cui brevemente si descrivono tutte le rendite, e tutti i censi colla notizia de’ debitori, degl’istromenti di acquisto, e de’ fondi ipotecati:  tanto  che vi osa dire, che non vi è Luogo Pio nel Regno, che abbia una scrittura cos’ ben’ ordinata, come quella del Monte di detta Città, e che a vista possa documentare legalmente il titolo con cui da lui ogni cosa si possede.

In questo stato di cose a che gioverebbe la formazione dello stato Patrimoniale prescritta? A nulla, fuorché ad aggravare il Luogo Pio di un inutile spesa di più, e più centinaia di ducati, quanto alla fine queste fatiche saranno sicuramente tassate[10].

 

È

 gravosa in secondo luogo la destinazione del Fiscale. A buon conto costui è un Sopraintendente, senza il cui oracolo per l’avvenire niente li Ufficiali del Monte, niente l’Università potranno risolvere, e questo stabilimento oltre di privare i Cittadini della libera amministrazione di cui hanno finora goduto non può essere se non che sommamente gravoso, perché dovrebbe dipendersi da persona, che non dimora in detta Città. Si dà per causa di una tale determinazione di essere stato il Monte da alcuni anni in qua irregolarmente amministrato. Ciò però è lontano dal vero, e tutto quello che si può incolpare, e di cui in effetto sono tacciati li passati amministratori del Monte vi è di non essersi da alcuni anni in qua fatti de’ pegni, in quella quantità, in cui si facevano per l’addietro. Ciò è verissimo, ma nessuno ha potuto dire, o disse giammai di essere un tale attrasso dipeso, perché i passati Governadori avessero appropriate le rendite del Monte, ma dipese da mancanza d’introiti, giacché la maggior parte delle rendite di esso Monte consiste in annualità di Censi[11], e questa sorte di esigenza in danaro, stante l’impotenza de’ debitori si è resa d’alcuni anni in qua scabrosissima in quella Provincia. Mancarono dunque le rendite, e necessariamente han dovuto minorarsi le opere, che col ricapito di dette rendite vi dovevano eseguire. L’istesso attrasso di esazione, che esperimentò il Monte di Seminara, lo sperimenta la stessa cassa sacra che non ha esatto il decimo delle sue rendite, il Regio Arrendamento, la Tesoreria della Provincia, che hanno tanti attrassi, ed i Baroni stessi, che sono più di tutti efficaci nell’esiggere[12]. Se a questi che hanno la forza in mano si perdona l’attrasso dell’esazione, perché non si perdonerà al Monte di Seminara, che è finalmente un opera di pietà istituita per sollievo di quei Cittadini[13]? Ma siavi stata la cattiva amministrazione, il castigo non deve cadere, che su di colui ch’è delinquente: la Suprema Giunta colla sua giustizia dunque faccia rivedere i conti de’ passati Amministratori, eserciti sopra di questi il suo Zelo, e non devenga per il loro delitto a privare l’Università, e tanti Cittadini, che possono aspirare al grado di Ufficiali del Monte, del diritto di amministrare liberamente, e senza alcuna dependenza[14]. Più di tutto si rende gravosa questa parte dell’appuntamento della Giunta per le circostanze dell’anno corrente[15]. L’Università conoscendo il bisogno di ristabilire maggiormente, il Monte elesse per Ufficiali delle persone più probe, e più comode  di quel Paese; coloro non entrarono nell’amministrazione, che all’ultimo di Agosto p.p. Per corrispondere alla fiducia, che il pubblico avea avuto nelle di loro persone, conoscendo lo stato di miseria, che generalmente regnava in quella popolazione, ed il bisogno in cui erano i poveri di venir soccorsi di damaro, maggiormente per essere abilitati a poter fare la prossima raccolta dell’Oglio; immediatamente ch’entrarono nell’impiego, ancorché nessuna rendita avessero percepito di conto del loro ***[16], pure aprirono il Monte, e di loro proprio danaro cominciarono ad impegnare[17], e sono tanti giorni che si somministrano gratuitamente del denaro sopra pegni a’ poveri che lo domandano, locche nelle presenti circostanze forma un massimo sollievo per quella popolazione[18]. Di questo beneficio ne verranno i poveri privati, qualora abbia luogo l’appuntamento della Giunta[19], giacché gli attuali Governanti sono risolutissimi di rinunciare, né si troverà alcun galantuomo il quale voglia accettare quell’impiego, quando gli tocchi di fare una figura subalterna, e dipendere in tutto dall’oracolo di un loro Paesano, che abita in Paese straniero[20].

 

È

 gravoso in terzo luogo il detto appuntamento, ed incontra tutta la resistenza delle leggi di V.M.[21], e della giustizia per quel che riguarda la destinazione dell’Avvocato in persona di D. Giuseppe Amorosi, giacche senza dire, che sia una cosa troppo grave, ed ingiusta il vedersi privato il Monte del dritto di scegliersi un difensore di cui godono tutti gli altri particolari del Regno: vi sono delle circostanze particolari, per cui dal Monte devesi escludere esso Amorosi. Costui servì in questa qualità il Monte per altri tre anni, in questo tempo non ostante che il Monte abbia più di venti cause attive[22] in questi Tribunali, pure non fù possibile di ottenerne una provvisione, e volle essere pagato dell’onorario, e di non si san quali estraordinarie fatiche[23]. Oltre ciò in questa Metropoli[24] vi sono de’ Cittadini, ch’esercitano la professione del Foro, perche mai la difesa del Monte, sia ella un utile, o un peso, a un estero più tosto, non che ad un Cittadino dovrà essere affidata?[25]

 

F

inalmente è gravosa l’ultima parte dell’appuntamento[26] riguardante la destinazione del Delegato, perché se con questa delegazione si priva la Corte Locale[27] della cognizione in prima istanza; questa provvidenza và ad esser di danno del Monte, perché gl’impedisce la parata esecuzione, che avrebbe nella Corte locale, e per esiggere ogni grano dovrà ricorrere in Paese estero, e sostenere una lite lontana, ciochhè non può essere, ch d’imbarazzo per uno ch’è creditore. E se il Delegato riguarda soltanto di decider le cause in grado di appello, questa provvidenza è del tutto inutile, giacchè vi sono i Tribunali Supremi, presso di cui le cause trovansi già introdotte.

 

Da fatti narrati, e dal vedersi sul testamento suddetto impartito il Vostro Reale Assenso fin dal 1588[28] con darsi a’ Deputati, e Governadori del Monte tutte le facoltò, e fino la giurisdizione, vede bene la M.V. che l’amministrazione economica del detto Monte fino a questo punto non sia stato che una legitima facoltà acquistata dalla Università in forza di un testamento roborato del Vostro Regio Assenso. Come dunque ne possa oggi l’Università di Seminara perdere i suoi diritti nascenti da così limbidi fonti, il supplicante non sa intendere, e tien per certo che dalla Suprema autorità Reale della M.V. ch’è legitimo sostenitore delle volontà de’ Defonti, debba essere manutenuta l’Università, e Cittadini nel possesso in cui sono, e se mai poi per qualche tempo il detto Monte, sia detto epr ipotesi, fusse stato male amministrato[29], circa di questo punto solamente la Suprema Giunta, puote obbligare gli Amministratori a rendere un conto esatto, perché questa sarà la maggior grazia, che riceveranno i principali del supplicante dal Vostro Regio Trono. Di tanto umilmente la supplica, e lo riceverà, ut Deus et cet.

 

Andrea Riccio[30] Proc. ***

 

Copia.

 

TESTAMENTO

Del Mag.co R.do Pred. Fra Benedetto de Leoni di Seminara

Per la Fondazione del S.R. Monte della Pietà

 

T

estamentum. In Dei nomine conditum, et confirmatum, per Venerabilem fratrem Benedictum de Seminara Provinciae Calabriae in saeculo vocatum Marcum Antonium de Leone de Civitate Seminariae Provinciae Calabriae, ut dixit, et ad prasens existentem in Novitiato, in Monasterio Ecclesiae Sancti Francisci de Cappuccinis in Caserta.

 

Die vigesima Mensis Martii 14. Inditione 1586 in dicto Monisterio Sancti Francisci coram nobis Judice Not:°, et testibus opportunis testamur, qualiter praed.° die ad requisitionem oretemus cum istantia factam nobis praedictis Judice, Notario, et testibus pro parte dicti Venerabilis Fratis Benedicti in saeculo vocati Marci Antonii de Leone Civitatis Seminariae existente in Novitiato in dicto Monasterio Sancti Francisci de Cappuccinis de Caserta personaliter accepimus ad dictum Monasterium, et ubi ibidem essemus invenimus dictum Venerabilem Patrem Fratrem Benedictum una, et simul Rdo Patre frà Cornelio di S:­­ta Christina ad presens Guardiano, et Magistro Novitiorum in dicto Monasterio sanum mente, et corpore, et in recta disposizione, et memoria, qui sponte aperuit coram nobis cum authoritate, et expresso consensu, presentia, et voluntate d:i Rvi Fratris Cornelii ut supra Guardiani, et Magistri Novitiorum ibidem presentis, et eidem auctoritate consensu, et voluntatem prestante, dantes, et concedentes ipsum  fratrem Benedictum ex gratia Onnipotentis Dei ingressum habuisse in pred:m Ordinem, et religionem Sancti Francisci de Cappuccinis, et stetisse in Novitiato in d:° Monasterio cum Abito ejiusdem Ordinis * Annum Continuum, et gratia ipsius Sancti intendisse, et intendere penitus exire de seculo, et suam debitam  facere professionem in Ordine predicto, et in eo Altissimo servire. Ideo ad hoc ne aliquid differentiae oriatur post eius professionem in rebus et bonis suis deliberasse facere testamentum, et de bonis suis modo infrascripto disponere. Propterea  volens dictam eius deliberationem ad effectum ducere, et realiter adimplere; sponte coram nobis hoc suum nuncupativum condidit testamentum; et de bonis suis omnibus modo infrascripto disponere, quando volere potuit iure testamenti, et vi iura testamenti non valeret, seu non valebit ipsum valere voluit, seu valebit iure codicillum, Donationis causa mortis, et omni modo meliori et  capsano et voluit, quod presens testamentum suum debitum sortiatur effectum obtineat, et debitum sortiatur effectum per infrascriptos suos heredis, et Executores.

 

I

n primis quia caput, et principium eiuslibet testamenti heredis Institutio esse dignoscitur, propterea dictus Fra Benedictus in saeculo vocatus Marcus Antonius de Leone Civitatis Seminariae ut dicit instituit, et confecit suam heredem universalem, et particolarem super omnibus bonis suis mobilibus, et stabilibus Iuribus, Actionibus, praeter quam infrascriptis legatis, et fide commisi pp eum Universitatem dictae Civitatis Seminariae cum hac tamen obstuantia conditione, clausola, et ratione, et expressa declaratione, quod dicta Universitas, et eius Electi, et sindici, qui pro tempore fuerint debeant omnia bona hereditoria ipsius testatoris, mobilia, et stabilia, Iura, actiones, et alia in quibuscumque: consistentia ad dictam hereditatem suam spectantia, et pervennientia raccoligere, et exigere, et recuperare, et illa vendere, et in pecuniam reducere, et de pecunia ex eis pervenienda facere Montem unum Universale sub vocabulo Montis Pietatis in d. Civitate Seminariae cum interventu, et expresso conse Mag.ci V.S.D. Nicolao Reggino dictae Civitatis Seminariae infra annos quatuor a praedicto presenti die numerandos pro beneficio subventione, et substentatione Pauperum, et miserabilius personarum dictae Civitatis Seminariae; et omnium ejusdem Civitatis casalium iuxta formam, stilum, erectionem, usum, capitula, consuetudines, et oridnes, et modum Montis Pietatis Annunciatae Civitatis Neapolis, et ut melius, cautius, et magis expediens dicatae Universitati, Sindicis, et Electis, et Magnifico Nicolao de regino videbitur; sed semper vivente d. Mag.co Nicolao, homines Sindaci, Electi, et Universitas predicta teneatur consentire voto, et volunati dicti Magnifici Nicolai, et de modo utilae et Loco fieri debeat Mons praed. Ad arbitrium dicti Mag.ci Nicolai. Et in casu quod dictus Mag. Nicolaus infra dictos annos quatuor numerandos ab hodie presenti die ab hac vita discessisset, vel noluisset se in eo intromittere, in eo casu fieri debeat, et exequi per dictam Universitatem, et eius Sindaco, et electos, ita quod omnino Mons praed. Fieri debeat infra dictos annos quatuor, verum  vino* potuerin vendi d. bona, iura, et in pecuniam reduci infra dictos annos quatuor ob aliqua legitima impedimenta st citra praejudicium d. Universitatis, et dicti Montis faciendi, et habeant justum, et competentem terminum post reductionem pecuniae, sed Mons praedictus fieri, et erigi debeat quam citius potuerit, dummodo non excedat alios annos due post dictum terminum annorum quatuor

 

I

tem voluit, et legavit quod in casu d. Universitas Seminariae, et eius Sindaci, et Electi praedicti deficerent infra d. annos sex exigere, et cum effectu constituere, et facere d. Montem Pietatis modo praedicto, in eo casu cadat a dicta sua hereditate, et sit, et esse debeat here ipsius testatoris, et suorum praedictorum hereditatis, et Jurium ad eam spectantiu, et pertinentium Hospitalis Venerabilis Ecclesiae Sancti Spiritus dictae Civitatis Seminariae, quem Hospitalem in casu praedi.: ex nunc Testa

 

(segue)

InizioFine -

 

 



[1] Per una biografia del Beato Leone, come è abitualmente ancora oggi chiamato il Seminara il Fondatore del Monte di Pietà, si veda la voce bio-bibliografica di padre Fiorenzo Mastroianni, tratta dal Dizionario bio-bibliografico dei Cappuccini di Napoli, ora apparso in stampa e  da noi pubblicata in anticipazione il 4 gennaio 2019, per gentile concessione in Taurianum, al link: https://taurianum.blogspot.com/2019/01/st1.html.

[2] È frequente, generalizzato l’uso del termine “patria” per indicare il luogo di nascita proprio, dei propri genitori ed antenati. Nell’uso corrente moderno il termine patria è divenuto più astratto, sganciandosi dal radicamento nel luogo della nascita e della assidua consuetudine propria e degli antenati, che spesso nella patria sono sepolti.

[3] Su questa materia sorse nel tempo un contenzioso di cui si ha notizia da una produzione di causa, con titolo: Ragioni per la Città di Seminara nella causa che verte tra essa, ed il Sacro Monte della Pietà della Città medesima, a stampa, redatta da Andrea de Sarno e pubblicata in Napoli il 30 marzo 1756, conservata presso la Società Napoletana di Storia Patria, qui da noi fotografata e ripubblicata sempre su Taurianum al link: https://taurianum.blogspot.com/2018/10/cause-una-lite-del-1756-fra-la-citta-di.html, a cui si rinvia.

[4] Si conservano, restaurati e protetti, volumi di questo Pegno e Spegno, della seconda metà del Settecento, nella sala del Comune di Seminara, per poi venir trasferiti nell’istituendo Archivio Storico Comunale. Anche questi volumi sono stati da noi fotografati per essere resi disponibili sul sito web del Comune. Per la tecnica adoperata, le riprese fotografiche comportano un lavoro ulteriore di riduzione e adattamento che richiederà un certo tempo. La documentazione del Monte di Pietà è purtroppo andata persa per la maggior parte.

[5] Vi sono qui delle abbreviazioni che al momento non so svolgere, ma confido di venirne a capo.

[6] Siamo dunque in questa Introduzione al post terremoto del 1783 cui seguì l’istituzione della Cassa Sacra per l’esproprio dei patrimoni ecclesiastici. Stiamo trascrivendo in modo sequenziale il documento che ci è giunto e riusciamo a capire il contesto in cui ricompare il Testamento, alla cui trascrizione non siamo ancora giunti: è un lavoro in progress e in suspence.

[7] Qui abbiamo una indicazione di ricerca archivistica. I volumi oggi presenti, mutili, nel superstite Archivio Comunale riguardano movimenti di pegno e spegno, di alcuni anni del Settecento, ma non “gli istromenti autentici di tutti gli acquisti, ed impieghi fatti dal dì della sua istituzione sin’oggi”. Se l’estensore di questa Nota ne parla come a lui presenti, non può darsene la colpa al Terribile Terremoto! Sono finiti sul mercato antiquario? Sono in possesso di qualche storico locale, bramoso di farci sopra il libro? Purtroppo, per mia esperienza, gli “studiosi” sono per i documenti un pericolo non meno grave degli stessi terremoti… Noi non ci stanchiamo mai di andare alla ricerca dei documenti di “storia patria” per riportarli in patria, cioè nelle istituzioni che devono conservarli per le future generazioni. Oggi abbiamo un potente alleato: la digitalizzazione delle copie “uniche”, ed in estremo pericolo proprio in ragione della loro unicità.

[8] E dove sta oggi? In Napoli? A Catanzaro? Non ci stancheremo di andarne alla ricerca digitalizzatrice.

[9] Se ne ha una voce in Wikipedia, dove si dice che era un massone, del rito scozzese, ma lo erano tutti all’epoca, inclusi i fratelli Grimaldi. Suoi scritti importanti, citati in Wikipedia, li si possono trovare e scaricare da Internet Archive. Il personaggio merita tutti gli approfondimenti, ma in questa sede ci porterebbero lontano. Ed il nostro interesse resta limitato al suo rapporto diretto o indiretto con Seminara, come qui traspare.

[10] In pratica da quello che possiamo oggi capire l’istanza è finalizzata ad evitare la redazione di un inventario dei beni del Monte, essendo questo già disponibile nella documentazione ottimamente conservata dal Monte e quindi disponibile agli amministratori ed esecutori della Cassa Sacra. Questa per noi è una preziosa indicazione di ricerca archivistica: la documentazione dovrebbe trovarsi negli atti della Cassa Sacra.

[11] Nel Catasto Onciario vi è l’elenco di queste rendite. Vedremo, terminata questa trascrizione, di farne a seguito come Appendice una pubblicazione separata.

[12] Non senza una punta di ironia. Ma negli anni a venire del decennio francese vi sarà l’eversione della feudalità ed è istruttivo leggere le Sentenze della Commissione feudale, i cui volumi a stampa si trovano in buon numero ancora conservati nell’Archivio Storico Comunale, che sto ordinando: dopo due secoli mi tocca tagliare le pagine intonse! Anche questi rari testi a stampa vengono da me digitalizzati per essere resi disponibili sui miei propri blog, o meglio ancora sul server del Comune, appena ne avrò appreso l’utilizzo.

[13] Cito a memoria dal catasto onciario: gli utili del Monte erano così distribuiti: a) un maritaggio da 200 ducato; b) quattro maritaggi da 50 ducati; c) borse di studio di 50 ducati per quanti andavano a studiare a Napoli o a Roma. Un punto da approfondire con apposite ricerche. Se Seminara ha avuto un ceto intellettuale costituito da laureati, che per questo diventavano nobili, lo si deve probabilmente ai contributi finanziari del Monte. Al Beato Leone nessuno ha pensato in Seminara di erigere un monumento. Lo hanno eretto ad altri personaggi assai meno meritevoli rispetto alla loro “patria”!

[14] Mentre io qui trascrivo e annoto in tempo reale, non so come andrà a finire, quale esito avrà l’istanza. Posso però dire ed informare che nell’attuale Archivio Storico Comunale vi è una abbondante documentazione documentazione ottocentesca di tre istituti che paiono interconnesse e collegati: il Monte di Pietà, la Congregazione di Carità, l’Ospedale. Non mi è ancora chiaro in quale rapporto essi siano con il Monte di Pietà fondato dal Beato Leone: se vi è discontinuità e trattasi di cosa nuova (e vi è stata una nuova legislazione che ho visto e non ho sottomano), oppure se il Monte continua la sua storia sia pure in forma mutata.

[15] Che ancora a questo punto della trascrizione non sappiamo quale sia esattamente.

[16] Lascio in sospeso nella trascrizione le abbreviazioni che non so svolgere, o punti dubbi di un testo peraltro assai chiaro ed in bella calligrafia, rivolgendosi al sovrano. Lo stile e il tenore appare essere quello di una persona istruita, di buona cultura.

[17] Per la nostra storia patria dovremmo poter conoscere i nomi di questi benemeriti. Dal catasto onciario, che però è riferito al 1746, conosciamo i redditi delle famiglie più facoltose, fra cui i Grimaldi.

[18] Non ricordo adesso a mente gli anni del Libro dei Pegni a noi rimasto: sarebbe utile un riscontro, che faremo in seguito.

[19] Qui andrebbe inserita una nota esplicativa degli organi della Cassa Sacra e sul loro funzionamento. Rinvio ai libri di Placanica, dal quale cercherò poi di fare degli estratti.

[20] Qui vi è una chiara allusione polemica che bisogna poi dipanare.

[21] Ci si rivolge dunque al Sovrano e il testo è una supplica.

[22] Questa per noi è una notizia di ricerca da compiere, se mai fossimo in Napoli. Ci basta che gli incartamenti di una sola di queste cause attive giungano alle nostre mani per farne oggetto di conoscenza storica. A meno che la documentazione non sia fra quelle andate distrutte nell’incendio che vi fu all’Archivio di Stato di Napoli durante la guerra, per una vicenda sciagurata di cui ora non ricordo gli esatti svolgimenti, si dovrebbero poter ritrovare quelle carte per noi ora preziose.

[23] Su questo personaggio dobbiamo indagare, chiaramente in un senso tutto storico e se il tempo ha lasciato tracce della sua onorata e remunerata professione.

[24] Pare ovvio pensare a Napoli, non certo a Palmi, oggi sede di Tribunale e Supercarcere.

[25] Chiaramente l’Amorosi non può qui essere considerato un avvocato “di fiducia”, ed il suo mandato sembra essere stato deciso d’autorità, non per scelta degli assistiti. Anche qui occorre indagare sul funzionamento della giustizia all’epoca di cui qui si parla. Pare poi strano che una istituzione benefica come il Monte di Pietà sia stata pure essa inclusa negli espropri della Cassa Sacra. Aspetti che dobbiamo chiarire con uno studio specifico terminata questa trascrizione.

[26] Il significato di questo termine ci appare oggi ostico. Si tratta probabilmente di una disposizione di servizio, di una sorta di ordinanza sul campo dell’emergenza. Ma ci riserviamo di chiarire meglio il senso di questa espressione ricorrente.

[27] Anche qui va fatto apposito studio a trascrizione terminata. Sicuramente sono utili i numerosi lavori di Augusto Placanica che in epoca a noi vicina ha ripreso la trattazione ottocentesca del Grimaldi, ormai superata.

[28] Se ci è chiaro tutto il senso del discorso fin qui trascritto di un documento finora ignoto, si chiede al sovrano di dare piena vigenza alle disposizioni testamentarie del 1588 espresse in uno stesso sistema giuridico che dura fino all’istituzione della Cassa Sacra che avrebbe dovuto riguardare gli espropri degli enti ecclesiastici, ma non di istituzione benefiche e caritative come il Monte di Pietà. Del resto, i proventi della Cassa Sacra avrebbero dovuto servire a sollievo di quelle stesse popolazioni a cui già provvedeva il Monte. In realtà, sappiamo che la Cassa Sacra partorì quella borghesia che poi sarà ben più esosa verso il numerosissimo ceto dei “bracciali”, destinata a lavorare a giornata una terra altrui. Ma non vogliamo qui anticipare conclusioni su cose che dobbiamo ancora verificare. Valgano queste affermazioni come mere ipotesi di lavoro.

[29] Qui pare che lo scrive abbia sentore di questioni passate sulla gestione del Monte, come peraltro apprendiamo dal citato opuscolo del de Sarno, di mezzo secolo prima. Ed è probabile che non sia stato l’unico caso.

[30] Finalmente conosciamo il nome dello scrivente, un nome che mi pare già incontrato nei libri di Placanica, che andremo a rivisitare. Segue copia in latino del testo del Beato Leone. Ne faremo la migliore trascrizione possibile cui poi seguirà la traduzione italiana. Non commento il testo latino, ma solo la traduzione che affiderò a mio cugino il prof. Paolo Martino, ordinario di lingua latina ovvero disciplina affine, che non ha mai interrotto il suo contatto con il latino, essendo io rimasto fermo al liceo. Approfitto di questa possibilità, esprimendo un pubblico ringraziamento per un lavoro pregevole di traduzione che non può restare anonimo. Naturalmente, lascio al traduttore tutto il tempo che desidera mentre io faccio la trascrizione del testo, secondo quanto unicamente mi è concesso dall'Archivio di Stato di Napoli.

 

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